Giovanni Paolo II

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Io, come tanti, non piangerò o rimpiangerò papa Giovanni Paolo II. Il papato, si sa, nei secoli è sempre stato più coi padroni che con la gente umile, in totale violazione con quel Vangelo che pure dicono di essere i migliori conoscitori. Certo, in 2000 anni qualche papa eccezionale c’è stato, ma pochi, troppo pochi e tra questi non mi pare rientri Wojtyla. Fino al 1958 è stato un susseguirsi di papi principeschi per sangue, tenore di vita e carattere. Amavano prendere nomi come Benedetto, Pio o Leone e non degnavano di un gesto umano nemmeno chi li serviva. Anche quando la corte si
restrinse alla sola Città del Vaticano. Poi qualcosa cambiò. Non riuscendo il conclave a decidersi chi proclamare erede di Pio XII, papa Pacelli, prese un vecchio moribondo e goffo, apparentemente manovrabile, come Angelo Roncalli, figlio di operai. E si vedeva. Prese il nome di Giovanni XXIII
(una rivoluzione!) e durò appena cinque anni, come volevano i capi corrente del conclave. Ma furono cinque anni di incredibili innovazioni e che portarono, non senza malumori, ad aprire il Concilio Vaticano II che avrebbe dovuto rilanciare il cattolicesimo. In verità il Concilio fu, di fatto,
affossato da compromessi eccessivi, ma aveva comunque dato il LA ad una stagione progressista in Vaticano, proseguita da papa Montini, Paolo VI tra il 1963 e il 1978. Paolo VI, pur avendo avuto un pontificato lungo, non ha lasciato un gran ricordo. Eppure apportò innovazioni non da poco, tra cui quella che vede il papa uscire periodicamente dal suo stato per girare il mondo. Cosa che oggi attribuiscono al papa appena defunto.

Alla morte di Paolo VI, fu la volta di una persona straordinaria come Albino Luciani che, volendosi collocare sulla scia dei suoi predecessori progressisti, inventò il nome di Giovanni Paolo. Aveva un gran sorriso e sembrava che in Vaticano fosse tornato Roncalli, dopo quel Montini, dotto e
intelligente, ma alquanto freddino. Aveva anche uno spirito talmente rivoluzionario, che quando dichiarò che “Dio è padre, ma anche madre”, i soliti destri vi videro una colossale bestemmia, anziché un’ovvietà. Guardacaso, il suo pontificato durò appena 33 giorni, abbastanza da far rinsaldare le truppe conservatrici per portare il loro attacco al soglio di Pietro, vent’anni dopo la morte di Pio XII. Ne esce fuori Wojtyla, col nome di Giovanni Paolo II, ma ben presto sarà chiaro che non era uno della corrente di Luciani. Il suo pontificato è stato reazionario, con le donne a parole, ma contro nei fatti. Porterà continui e violenti attacchi all’illuminismo e cercherà di invadere la sfera politica degli stati come non succedeva da tempo.  Appoggerà più o meno esplicitamente regimi dittatoriali di destra, salvo poi prendersela col comunismo dei Soviet. Di quest’ultima battaglia, molti lo ritengono il grande picconatore del muro di Berlino e, in parte, è vero. Ma è chiaro che certi crolli nacquero da fattori economici e politici. Poi, tornato nella Polonia negli anni ’90, a regime capitalista, constaterà che il cattolicesimo se la passava molto meglio sotto il comunismo e, in pratica, arriverà alle stesse conclusioni di Pasolini sul capitalismo e sul consumismo. Tenterà da subito moderate marce indietro e, da allora, guardacaso, comincerà a stare sempre più male. Quindi a una prima metà di pontificato in chiave anticomunista, se ne sostituirà una antiliberista che creerà l’equivoco del “papa no-global”, come dice Bertinotti. Ma è solo una suggestione. In ogni caso, la tragica lezione polacca la userà a Cuba nel1998. Va da Castro, lo tratta da amico, se la prende con l’embargo Usa e, in cambio, ottiene una grande libertà di culto nell’isola de L’Avana.

Contro la mafia non sarà capace di andare contro un forte “Convertitevi!”, che è già qualcosa, ma un po’ troppo poco. Come troppo poche saranno i suoi viaggi nell’isola: solo 5 in 26 anni e mezzo.
Lo hanno chiamato papa dei media. In verità sono i media che lo hanno cercato perché il suo papato ha coinciso con la liberalizzazione radiotelevisiva italiana e con la scoperta di nuove tecnologie, culminate con Internet.

Per il resto mancano quei grandi gesti e quelle grandi frasi che caratterizzarono Roncalli. La frase di Wojtyla più ripetuta in tv in questi giorni è quel “Non abbiate paura, aprite, anzi, spalancate il vostro cuore a Cristo”. Bella frase, forse, per un credente, ma niente in confronto a quel “Date una carezza ai vostri bambini e dite che questa è la carezza del papa”, detta da papa Giovanni XXIII a sorpresa una sera in piazza S. Pietro. Giovanni passerà alla storia come il “papa buono”. Un titolo che dovrebbe, a rigor di logica, appartenere a ogni pontefice. Ma sono altre le logiche che governano in Vaticano.

per Sapevatelo. Giornale della facoltà di Lettere e Filosofia di Catania n. 0, 11/4/2005.

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